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Stefan Benedetti, Senior Portfolio Manager - Distressed, Stressed and High Yielding Debt, Plenisfer Investments SGR
Le elezioni di medio termine del 26 ottobre in Argentina hanno riservato un nuovo colpo di scena: La Libertad Avanza (LLA), il partito del Presidente Javier Milei, che lo scorso 7 settembre aveva subito una pesante sconfitta nella Provincia di Buenos Aires, è risultato il più votato a livello nazionale, ottenendo il 40,7% dei voti per la Camera dei Deputati e il 42,2% per il Senato[1].
La maggior parte dei sondaggi e degli analisti prevedeva un arretramento per la LLA, con uno scenario “migliore possibile” per Milei intorno al 35% dei voti. Ma l’elettorato, contro ogni pronostico, ha scelto di dare ancora tempo a Milei, probabilmente riconoscendo che due anni non bastano per vedere i risultati concreti del percorso di ristrutturazione avviato.
Le prossime sfide: riformare un’economia fragile
LLA e i suoi alleati potranno ora contare su un numero di deputati e senatori triplicato, sufficiente per bloccare un impeachment o un voto che annulli un veto presidenziale, ma insufficiente per approvare leggi autonomamente. Tuttavia, le rinnovate alleanze politiche di Milei potrebbero essere sufficienti per permettergli di approvare riforme importanti nei prossimi due anni.
La sfida di Milei ora è, infatti, riformare l’economia argentina in modo che, entro le presidenziali di ottobre 2027, l’elettore medio inizi a vedere la luce in fondo al tunnel.
Da decenni l’Argentina protegge la propria industria con dazi doganali, minandone la competitività e mantenendo alti i prezzi dei beni manifatturieri. Per contenere l’inflazione, ha poi fatto ricorso a sussidi ai prezzi, controlli sugli affitti e limitazioni alle esportazioni, obbligando i produttori agricoli e minerari a vendere sul mercato interno a prezzi inferiori a quelli internazionali. Il risultato è stata una cronica carenza di valuta estera, necessaria per importazioni e servizio del debito, cui il governo ha risposto con controlli sui capitali e nuovo debito pubblico, sostenuto dalla retorica del “tassare i ricchi”, che tuttavia hanno cercato riparo all’estero. Per spezzare questo circolo vizioso, Milei ha iniziato a tagliare sussidi e ridurre la spesa pubblica, ma non ha potuto eliminare del tutto i controlli su valuta ed esportazioni, che continuano a drenare dollari.
La nuova linea di swap con gli Stati Uniti sembra aver ridotto i timori su un’eventuale crisi di liquidità, offrendo a Milei l’opportunità di eliminare i controlli simultaneamente – prima che Washington si renda conto che questo potrebbe favorire le esportazioni argentine di soia verso la Cina, a scapito di quelle americane.
Le opportunità sul mercato argentino
Il giorno dopo le elezioni tutti i prezzi degli asset argentini sono saliti. Il rally dei titoli sovrani appare giustificato: la probabilità di un default o di una nuova ristrutturazione del debito nel 2026-2027 è ora fortemente ridimensionata. Se lo scenario continuerà a stabilizzarsi, potremo assistere a nuove emissioni sovrane nel 2026 finalizzate non solo al rifinanziamento del debito, ma anche a dare un segnale di dinamismo al mercato.
Il rialzo dei prezzi delle obbligazioni corporate, invece, è stato a nostro avviso eccessivo, alla luce dei livelli storicamente compressi su cui venivano già scambiate. In tale ambito, il calo dei rendimenti potrebbe portare a nuove emissioni societarie e, se le liberalizzazioni proseguiranno, tra i settori che dovrebbero beneficiarne figurano le utilities (grazie all’aumento della domanda e a una minore regolamentazione) e le materie prime (per la possibilità di vendere a prezzi internazionali).
In Plenisfer continueremo a monitorare l’evoluzione economica e politica del Paese e il percorso di riforme avviato per cogliere, in modo tattico e selettivo, nuove possibili opportunità sia sul fronte del debito sovrano, che in quello corporate con particolare riferimento a singoli casi di ristrutturazione del debito.
[1] Fonte: Cámara Nacional Electoral https://www.argentina.gob.ar/cne
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