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Il disallineamento tra il prezzo del rame e dei suoi produttori: un’opportunità?

Marco Mencini, Head of Research, Plenisfer Investments SGR

Il rame ha recentemente toccato prezzi record in un mercato caratterizzato da volatilità significativa, influenzata da una combinazione di fattori geopolitici, economici e legati all'offerta e alla domanda.

 

Sul Commodity Exchange di New York (COMEX,, la principale borsa per la negoziazione dei futures sui metalli) i prezzi hanno toccato a fine marzo un massimo storico di $5,2255 per libbra*[1], segnando un incremento del 30% da inizio anno. Al London Metal Exchange (LME), il rame ha superato a marzo la soglia dei $10.000 per tonnellata, avvicinandosi ai massimi storici*.

 

Non solo: il rame negli USA è scambiato con un premio del 17% rispetto al mercato di Londra, ovvero un premio record di oltre $1300/tonnellata, rispetto al delta storico di $50-100/tonnellata*.

 

Questa disparità riflette le tensioni commerciali, ma soprattutto le aspettative sui possibili dazi: le voci riguardanti l'introduzione imminente di dazi sulle importazioni di rame da parte dell'amministrazione Trump hanno alimentato speculazioni, spingendo gli operatori a incrementare le scorte e contribuendo all'aumento dei prezzi. 

 

In questo scenario, le fonderie di tutto il mondo stanno affrontando la combinazione di prezzi elevati del rame e scarsità di offerta: il risultato è la compressione dei margini e, quindi, il taglio della produzione che mette ulteriormente sotto pressione la disponibilità di rame che si stima in deficit annuo di 200-400.000 tonnellate (Fonte: Wood Mc Kenzie). Tale deficit dovrebbe confermarsi anche qualora si manifestasse un rallentamento globale, a causa dell’offerta limitata e dalla domanda sostenuta dai processi di elettrificazioni e digitalizzazione.

 

In sintesi, il mercato del rame è attualmente influenzato da una combinazione di tensioni commerciali, dinamiche settoriali e speculazioni, rendendo le prospettive future strettamente legate all'evoluzione di questi fattori. L’incertezza che caratterizza l’attuale scenario, penalizza i produttori di rame, le cui valutazioni non riflettono pienamente l’andamento del prezzo della materia prima. In particolare, player statunitensi dovrebbero beneficiare non solo di un prezzo di realizzazione più elevato nel tempo alla luce dei bassi investimenti realizzati, ma anche di politiche di supporto in termini di finanziamento, poiché l'amministrazione Trump è chiaramente focalizzata sulla promozione dell'indipendenza degli Stati Uniti su risorse strategiche come il rame.

 

Peraltro, la nuova amministrazione statunitense punta a risolvere il “twin deficit” con l'austerità della spesa pubblica combinata con tassi d’interesse più bassi e un dollaro più debole. E in questo scenario, gli asset durevoli tendono a sovraperformare le azioni statunitensi: oggi, invece, le materie prime siano scambiate a livelli bassi da 50 anni rispetto alle azioni statunitensi:


[1] *Fonte: Bloomberg

Fonte: Bloomberg

 

Alla luce dello scenario e dei fattori descritti, ci aspettiamo, da un lato, che le valutazioni degli operatori del settore possano crescere per allinearsi ai nuovi prezzi del rame, dall’altro che tali prezzi restino nel breve termine soggetti ad elevata volatilità.

 

A nostro avviso, il prezzo del rame resterà comunque sostenuto dallo squilibrio tra domanda e offerta. E’ bene, infatti, ricordare che l'aumento di costi e tempi per realizzare nuove miniere hanno alzato il prezzo target del rame necessario a generare un rendimento superiore al tipico tasso del 15%: il prezzo target è, a nostro avviso, oggi pari a 12/13.000 dollari a tonnellata, valore ancora lontano dalle attuali quotazioni. Solo un aumento dei prezzi potrà convincere le società ad avviare nuovi progetti, necessari a soddisfare la crescente domanda di rame: ma il prezzo dovrà salire in modo strutturale, oltre che sostanziale, per incentivare l’offerta o disincentivare la domanda, in modo che il mercato si equilibri.

 

Il prezzo è quindi il meccanismo in grado correggere l’attuale squilibrio strutturale tra domanda e offerta di rame: in Plenisfer ci aspettiamo che possa avere alti e bassi ciclici, ma sia destinato a salire nel lungo periodo fino al prezzo target di $ 12/13.000 dollari a tonnellata e restiamo quindi positivi sulle prospettive di questa materia prima strategica.

 

 

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* Fonte: Bloomberg

 

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